Rassegna stampa 2015
"Visti dei professionisti" 31 Marzo
Recensione di Roberto Zago
presidente onorario del GATaL
Articolo tratto dal sito www.gatalteatro.it
Il re dei giochi
Scritto e diretto da Mario Pozzoli
«C'è una filodrammatica a Buccinasco, denominata "Gli Adulti", che, merito del suo "poeta di Compagnia" Mario Pozzoli, produce spettacoli innovativi e talora sorprendenti. Un solo titolo esemplificativo: La scommessa, dramma in cui appaiono due figure di Gesù opposte: uno è il Messia dei Vangeli, l'altro si interroga sulla missione che gli è stata affidata; lo svolgimento coinvolge i dubbi e la cronaca, anche contemporanea, nel quale si dibattono la Storia e gran parte dell'umanità.
Un altro versante del diletto teatrale di Pozzoli è quello di avvicinarsi a testi
classici e divertirsi a scombussolarne trama e conduzione. Ciò è accaduto con
Gli ultimi cinque minuti, di Aldo De Benedetti,
e Due dozzine di rose scarlatte, dello stesso autore.
Pozzoli ha ambientato il primo lavoro sulla terrazza di casa con le relative conseguenze tra i due antagonisti,
lui e lei, tesi a occupare il medesimo appartamento con una contesa fatta di colpi bassi e reciproci innamoramenti.
Il secondo testo lo ha messo nelle mani della domestica dei due coniugi personaggi e del tecnico delle luci:
entrambi pilotano la vicenda delle rose scarlatte e ne fanno quello che vogliono per lo spasso degli spettatori.
Adesso, "da un'idea di Luigi Pirandello", il Mario di Buccinasco ha tratto Il re dei giochi. Titolo che nasconde quel capolavoro di "Così è (se vi pare)", e lo ammannisce all'esterno del caffè di un piccolo paese, ove si convoglia la popolazione che conta e sparla senza fare economia di malignità.
L'"idea pirandelliana" è intatta: suocera e genero si accusano a vicenda di pazzia, la prima sostiene che la moglie di lui è sua figlia, l'altro lo nega e dichiara che è invece la sua seconda moglie.
Come nel dramma famoso tutti discutono e prendono le parti dei contendenti.
Ed è qui che i giochi si scatenano, suscitando il desiderio dei paesani e le loro segrete velleità. L'assortito trio femminile locale è un ginepraio di curiosità e ciarle, oltre che di pulsioni sentimentali represse. Il filosofo ne trae riflessioni sofisticate; il conte non si appaga delle bramose possibilità dei casi; altri ci penano sopra, mentre il commissario tenta di intervenire, e un operaio passa e ripassa con gli attrezzi da lavoro... Ad ogni ora si bevono i caffè del disponibile barista e le chiacchiere tendono a voler conoscere la verità, l'impossibile verità vissuta da suocera, genero e moglie che culmina nel: "io sono colei che mi si crede", in cui Pirandello l'ha volutamente celata.
La novità consiste nell'ironia che percorre il coro eterogeneo dei personaggi, le cattiverie, l'attizzarsi delle mene per sapere sapere sapere..., proprio come in Pirandello, ma molto di più!; l'esasperazione è accompagnata da un fantasiosa colonna musicale che amplifica il petulante frugare generale.
La bravura dell'autore e regista si avvale dell'affiatamento degli attori, e gli va dato onore di uno spettacolo che unisce – a suo modo – dramma e comicità, divertimento e un pizzico di riflessione sul pettegolezzo che ammorba una piccola società di persone caratterizzate a dovere.
Bravo Pozzoli!»